HERSELF (Gioele Valenti)

Molto attivo negli ultimi anni sulla scena neopsichedelica nordeuropea in diverse formazioni (Josefin Ohrn, Lay Llamas), Gioele Valenti gira l’Europa con due delle sue creature musicali, JuJu e Herself.
Il lavoro di Herself viene salutato dalla critica, sin dagli esordi in casa Jestrai (prima label dei Verdena), come un armonico meeting tra Sparklehorse, Gravenhurst e Will Oldham.
Con un pugno di dischi alle spalle, il songwriting di Gioele Valenti sa di folk apocalittico a bassa fedeltà, derive crooner e pop adamantino, e sebbene affondi le sue radici nella tradizione della forma canzone, la sua musica osa spesso nel territorio di una sperimentazione sottile ed equilibrata.
Il penultimo lavoro di Herself Rigel Playground predisponeva l’ascoltatore per un viaggio di folk cosmico, in cui gli inglesismi della tradizione si sposano con una vena alt, come se Beatles e Sparklehorse incontrassero i tormenti di Nick Drake e l’intimismo di un Mike Scott.
Avvezzo da sempre alle collaborazioni (negli anni, Amaury Cambuzat degli Ulan Bator, John Fallon dei The Steppes, Capra Informis degli svedesi GOAT ecc…), ospite illustre in quell’episodio c’è Jonathan Donahue, voce degli americani Mercury Rev, band di assoluto rilievo nell’indie internazionale, che oltre ad aver prestato la voce sul singolo The Beast of Love, ha – a detta dello stesso Herself – informato l’essenza dell’intero disco.

Formazione Live:
Gioele Valenti (voce, chitarra)
Ornella Cerniglia (pianoforte, synth)
Aldo Ammirata (violoncello, basso),
Andrea Chentrens (batteria)

Palermo, Italy
Urtovox Records
Cosmic Folk

Booking: Italia

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A 5 anni di distanza da Rigel Playground, Herself, uno dei moniker sotto cui si cela il polistrumentista palermitano Gioele Valenti, prosegue la sua ormai fitta e prestigiosa carriera che negli anni ne ha decretato il carattere da vero outsider, forse uno degli ultimi ancora viventi sul territorio Italiano.
Spoken Unsaid è infatti il sesto di una serie di album che dal lontano 2004 rappresentano fieramente una linea di resistenza a un sistema che tende a “normalizzare” e omologare ogni proposta.
In un contesto culturale del genere, Herself rappresenta, insieme ad un esiguo manipolo di altri artisti nazionali, una forma di necessaria anarchia lontana da qualsiasi forma di compromesso artistico e spirituale.
Personaggio ombroso, schivo e per questo misterioso ed affascinante, Gioele Valenti gioca con le suggestioni dei suoi tormenti con l’eleganza e il savoir faire di un musicista navigato, mischiando le carte in tavola album dopo album, brano dopo brano, nota dopo nota.
Le ispirazioni sono quelle; tra le più tormentate degli anni 90, a partire da Sparklehorse e i primi Eels passando per l’esperienza psichedelica dei Flaming Lips e dei Mercury Rev, con un intimismo lirico intenso e viscerale che lo vorrebbe vicino al mondo di Nick Drake e Mike Scott.
Il songwriting di Gioele Valenti sa di folk apocalittico a bassa fedeltà, derive crooner e pop adamantino, e sebbene affondi le sue radici nella tradizione americana della forma canzone, la sua musica osa spesso nel territorio di una sperimentazione sottile ed equilibrata.

PRESS
Gioele Valenti bazzica l’ambiente musicale alternativo da anni e cresce disco dopo disco, progetto dopo progetto. Basterebbe dire che è un artista curioso, profondo, in continua evoluzione all’interno di un’ampia cornice wave. Rumore (disco italiano del mese)
Un artista vulcanico che continua ad emozionare a prescindere dalla formula delle sua creazioni. Lo splendore del bello in un pugno di canzoni/visioni omnicolori che tendono le funi dell’anima e mettono le ali del sogno. Rockerilla
U
n accattivante susseguirsi di atmosfere inquietanti, sospese, malinconiche, a tratti perfino minacciose e urticanti. La particolarità saliente è il condensato di creatività e personalità che si sviluppa in tutto l’album. Classic Rock
Questo disco è da non perdere. Buscadero